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Abruzzo » Il Parco della Majella e la sua leggenda

Il Parco della Majella e la sua leggenda

Parco nazionale della Majella (Abruzzo)

Le caratteristiche principali del parco

Il Parco Nazionale della Majella è uno dei 24 parchi nazionali italiani. Interessa un’ampia area abruzzese del centro Italia tra il massiccio della Majella e le montagne del Morrone a ovest fino ai monti Pizi e Porrara a est. La vetta più alta è il Monte Amaro che raggiunge i 2793 metri di altitudine, ma riconosciamo anche altre vette al di sopra dei 2000 metri come il Monte Rotondo, Focalone e la Cima delle Murelle.

Un vero e proprio scrigno di biodiversità: così potremmo definire il Parco Nazionale della Majella dove non è raro incontrare un capriolo o un cervo tra i fitti boschi. Le specie animali sono tantissime e numerosi sono gli esemplari di orso marsicano, lupo appenninico e lontra. Non sono da meno le specie vegetali, basti pensare che ne sono state censite oltre 2100 e si calcola che il 65% della flora abruzzese sia concentrata proprio qui. Specie simbolo sono il fiordaliso della Majella, che preferisce i prati aridi e sassosi e fiorisce fino ai 1800 metri tra luglio e agosto, e la soldanella sannitica, una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle primule.

Come molti territori d’Italia, anche qui la natura si integra con le risorse culturali, la tradizione popolare, la cultura materiale, il folklore e la gastronomia. Un sistema territoriale di tesori anche artistici d’alto valore. Tutto questo è il Parco della Majella, dove la singolare bellezza di piccoli borghi storici antichi è incastonata tra colli, montagne, valli, declivi, pianure coltivate e corsi d’acqua, delineando un paesaggio suggestivo e di rara armonia.

La leggenda

Forse non tutti sanno che il nome del massiccio della Majella è legato a un’antica leggenda. Si narra che Maja, figlia di Atlante, la più bella e la maggiore delle Pleiadi, mitologiche figure dell’antica Grecia, fuggì dalla Frigia, regione storica dell’Anatolia, per portare in salvo il suo unico figlio, un Gigante, la cui sopravvivenza era appesa a un filo, essendo stato ferito gravemente in un combattimento. Ella riuscì ad approdare, dopo un avventuroso viaggio in mare, nei pressi di Ortona e, per mettersi al sicuro dai nemici, andò a nascondersi verso l’interno, sul Gran Sasso. Qui Maja provò a ricominciare una nuova vita dedicandosi alla cura del figlio attraverso la preparazione di medicinali con le erbe officinali e le specie arbustive di cui era ricca la montagna.Ma il giovane morì e fu sua madre a seppellirlo sul Gran Sasso, oggi conosciuto appunto come “Il Gigante che dorme”. Da quel giorno Maja non si riprese più e, nonostante i suoi congiunti, avendola raggiunta, la ricoprissero di attenzioni, si lasciò morire. Anch’ella fu seppellita di fronte al Gran Sasso, il massiccio che, in suo onore, fu chiamato Majella. Nelle giornate di vento e bufera, è possibile sentire il lamento incessante di questa madre distrutta dal dolore. Lo stesso Zeus, il padre del gigante sventurato morto prematuramente, volle ricordare il figlio facendo nascere sui monti un piccolo arbusto dai fiori gialli, a grappolo, con ramoscelli lunghi e pendenti. Si tratta del Majo, che oggi conosciamo come maggiociondolo, molto simile alla ginestra.

Come spesso accade, il mito spiega la natura e quest'ultima rende giustizia al racconto attraverso il suo splendore.

Come arrivare nel Parco della Majella. Per chi arriva in auto, se si proviene da nord (Bologna, Ancona) o da sud – est (Bari) procedere sull’A14 fino a Pescara, poi proseguire verso l’interno con l’A25. Per chi viene da Napoli, ci si immette sull’A1 fino a Caianello e poi si prosegue in direzione di Venafro – Roccaraso. Per chi viene in treno, la linea ferroviaria principale che interessa il territorio del parco è Roma – Sulmona – Pescara, mentre la linea ferroviaria locale è la Sulmona- Carpinone – Isernia. Per chi viene in autobus, le compagnie Arpa e Sangritana, collegano i paesi del parco con alcune principali località limitrofe: Sulmona, Chieti, Pescara, Lanciano.